SINESTESIA: ECCO CHE COS’È

Written by Vanessa Candela

“La maggior parte delle persone mette insieme sensi diversi solo grazie al linguaggio delle metafore, dicendo per esempio che il rosso è un colore caldo, che certi formaggi hanno un sapore “acuto”, che quella è una persona “dolce”, e che un’altra sta parlando di un argomento caldo. 
Ma per una minoranza di individui l’espressione “Io vedo quello che stai dicendo” è vera .” (Cytowic, 1989)

Con queste parole il neurologo americano Cytowic sta descrivendo una particolare forma di sinestesia indotta dalle voci, un fenomeno molto affascinante che esperiscono circa il 10% dei sinestetici.

Ecco un esempio concreto per far comprendere meglio di cosa si tratta. Insieme al dott. Franco Fussi abbiamo richiesto a Erica Terralibera (graphic designer, insegnante e sinestetica) di disegnare la sua sinestesia indotta dalla voce di Carmelo Bene. Di seguito nello specifico il brano con la voce di Carmelo Bene e la corrispondente rappresentazione della sinestesia da parte dell’artista sinestetica Erica Terralibera.

Rappresentazione grafica della sinestesia indotta dalla voce di Carmelo Bene da parte della sinestetica Erica Terralibera (2019) presentato al Synesthesia Festival di Mondolfo.

Ma che cos’è nello specifico la sinestesia?

La sinestesia avviene circa nel 4% della popolazione quando stimolando una via sensoriale o cognitiva si inducono esperienze, automatiche e involontarie, in un altro percorso sensoriale o cognitivo (Cytowic, 2018).
Esistono vari tipi di sinestesia, ad oggi ne sono noti circa ottanta tra cui molto diffusi sono la sinestesia grafema-colore in cui i grafemi appaiono di uno specifico colore (ad es. la A potrebbe apparire rossa), oppure quella suono-colore in cui una nota evoca un certo colore (ad es. il do potrebbe evocare il blu) oppure anche forme spaziali , ad es. gli anni possono essere visualizzati come una spirale, o un percorso.

In questo video troverete una spiegazione sui diversi tipi di sinestesia esistenti raccontato da Jamie Ward un esperto della Università del Sussex:

E’ importante distinguere cos’è la sinestesia da cosa invece non lo è.

Esaminiamo quindi la definizione di Richard Cytowic (2018) che mi piace molto per la chiarezza:

 “La sinestesia è una condizione ereditaria in cui uno stimolo evoca la percezione automatica, involontaria, emotivamente carica e cosciente di una proprietà sensoriale o concettuale diversa da quella che l’ha scaturita” .

Nella sinestesia infatti si ha sempre uno stimolo induttore, detto “inducer“,che elicita un “concurrent”, lo stimolo tipicamente sinestetico che ne denota l’esperienze in se stessa. Per esempio nella sinestesia indotta dalle voci, la voce è l'”inducer” mentre i colori, le forme dinamiche o a volte anche sensazioni tattili o gustative elicitate dalla voce sono i “concurrents” (Grossenbacher & Lovelace, 2001).

Un aspetto importante da sottolineare come dice Cytowic, è che questo avviene in modo automatico e involontario avvicinando la sinestesia più alla percezione che all’immaginazione.

La sinestesia si basa su meccanismi genetici (ricorre infatti frequentemente nella stessa famiglia come suggerisce Baron-Cohen) che vanno ad alterare specifici meccanismi neurali. Esistono diverse teorie a questo proposito per spiegare la sinestesia. Il dibattito verte sulla possibilità che le alterazioni delle connessioni tra inducer e concurrent siano dirette o indirette e inoltre se riguardano la plasticità strutturale o funzionale.

La storia della ricerca scientifica su questo argomento è davvero curiosa.

Il primo caso documentato di sinestesia e considerato tale su questo argomento risale al 1812. Sto parlando di George Sachs, dottore austriaco che parlò della sua sinestesia grafema-colore e numero-colore all’interno di un documento a proposito della sua condizione di albinismo (Jewanski et al., 2009).

Si deve però al cugino di Charles Darwin, Francis Galton un’accelerata e un inizio di interesse scientifico sulla sinestesia che è andato crescendo. Nel 1880 pubblica infatti un articolo sulla prestigiosa rivista scientifica Nature intitolato “Visualed numerals”.

Da quel momento le conoscenze sull’argomento sono aumentate e le concezioni mutate nel tempo. Sono addirittura nati alcuni movimenti culturali intorno a questo argomento anche al di fuori di un interesse medico-scientifico in relazione alle arti visive ad esempio (basti pensare a Kandiskij) e alle arti espressive come il movimento londinese attuale Crossmodalism. C’è stato poi un calo di interesse e una perdita di credibilità sull’argomento durante gli anni del comportamentismo e della visione della mente come una black box.

Come dicevo prima con Cytowic, grande studioso dell’argomento, la pubblicazione del suo libro “Synesthesia:  a Union of the senses” (1989) e con l’avvento delle moderne neuroscienze si è assistito negli ultimi anni a un ritorno di interesse per la sinestesia e ad una esplosione di studi che hanno portato ad accrescere le conoscenze su questo affascinante argomento.

Che la sinestesia sia un fenomeno reale e percettivo è stato dimostrato ormai sia da studi di neuroimaging che da paradigmi sperimentali di tipo comportamentale. Di seguito vi mostro un interessante esperimento del gruppo di Ramachandran in cui è stato presentato a un gruppo di sinesteti e di non sinesteti dei numeri stampati in inchiostro nero. E’ stato poi chiesto : “Dov’è il triangolo?.” Provate anche voi.

I sinestetici numero-colore mostrano tempi di reazione più rapidi grazie all’effetto “pop-out” che esperiscono.
In effetti anche tutti noi saremmo rapidissimi a vedere il triangolo se ci fosse presentata la stessa figura così.

Se l’argomento vi ha incuriosito e siete interessati a saperne di più vi consiglio una lettura recente (2018) e divulgativa di Cytowic:

Bibliografia:

“Synesthesia” Cytowic (2018)

“Synaesthesia — A Window Into Perception, Thought and Language” V.S. Ramachandran and E.M. Hubbard, Journal of Consciousness Studies, (2001)

“Synesthesia. A union of the senses “ (Cytowic, 1989)

Photo di copertina di davisco su Unsplash


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