CERVELLO E OPERE D’ARTE: QUANDO LA BELLEZZA STIMOLA I CENTRI DEL PIACERE E DEL BENESSERE

Written by Vanessa Candela

“I colori, come i lineamenti, seguono i cambiamenti delle emozioni.” Picasso 

Che cosa succede quando guardiamo un quadro che ci piace e ci emoziona? Che cosa accade nel nostro cervello quando ci immergiamo nell’esperienza estetica?

Vediamo insieme di rispondere a queste domande che ci faranno  anche comprendere quanto la fruizione dell’arte sia importante per il nostro benessere.

Prima di vedere che cosa è stato osservato dai neuroscienziati che si occupano di neuroestetica, un ramo di ricerca che studia come il cervello fruisce la bellezza delle opere d’arte, vediamo alcune aree coinvolte nell’elaborazione delle emozioni e poi le regioni neurali e i mediatori neurochimici che ci permettono di provare piacere.

Come noto, il sistema limbico un insieme di aree cerebrali che include l’amigdala,il giro del cingolo, l’ippocampo, il fornice, l’area tegmentale ventrale, la corteccia orbitofrontale e l’ipotalamo, gioca un ruolo rilevante nella regolazione delle emozioni. L’amigdala, ad esempio, è fortemente implicata nell’emozione della paura e si attiva quando proviamo questa emozione ma anche quando la percepiamo in qualcun altro (RIzzolatti & Sinigaglia,2019) come ad esempio guardando il celebre quadro di Edvard Munch.

Tra le conseguenze di uno stato emozionale c’è anche in gioco l’innesco della produzione di ormoni che preparano l’organismo a risposte collegate con le funzioni vitali, con la sopravvivenza (attacco, fuga, difesa) e con lo stato di reattività generale. Le emozioni si intrecciano inoltre coi pensieri e con la cognizione influenzandosi reciprocamente in modo dinamico e coinvolgendo strutture corticali e sottocorticali del cervello (Damasio,2000).

E cosa accade quando proviamo piacere?

E’ noto come ha osservato ad esempio Heath (1972) in un gruppo di pazienti, che la stimolazione elettrica di alcune regioni del cervello come l’ipolatamo provoca una sensazione di piacere. Coinvolti sono anche mediatori chimici quali catecolamine come la dopamina e la noradrenalina e gli oppioidi endogeni come le endorfine che possono agire sia modulando il dolore sia nell’induzione di uno stato di euforia (Maffei e Fiorentini, 2008).

Ora provate a pensare una di quelle opere d’arte che, quando avete incontrato in un museo vi ha emozionato particolarmente attivando una sensazione di forte gratificazione e piacere.

A me è venuto in mente il David di Michelangelo che ho rivisto più di una volta alla Galleria dell’Accademia, rimanendo a bocca aperta.

Le opere d’arte sono capaci di smuovere le nostre emozioni, e farci sentire forti sensazioni di piacere fino anche all’estasi elicitato da certi capolavori.

Come suggeriscono Fiorentini e Maffei (2008), addirittura prima di andare a una mostra sentiamo una sorta di desiderio, una sorta di eccitazione e attivazione che in gergo viene chiamato arousal che sarebbe mediato proprio dalle catecolamine. 

Quando poi fruiamo un’opera d’arte proviamo quelle sensazioni di gratificazione, soddisfazione e quiete in cui entrerebbero in gioco anche le endorfine.

Per chi fosse interessato ad approfondire consiglio la lettura di questo libro divulgativo dal titolo “Arte e cervello “ di Fiorentini e Maffei (2008).

Ma ci sono delle caratteristiche universali alla base di ciò che consideriamo bello nell’arte?

Secondo la psicologia della Gestalt ,esisterebbero dei principi percettivi che guidano l’interpretazione della realtà che ci svelano anche alcuni misteri di ciò che riguarda la bellezza. Tra questi troviamo la legge della “buona forma”, tale per cui il cervello tenderebbe a privilegiare la percezione della forma nel suo aspetto più regolare e simmetrico. Il cervello è infatti attratto dall’ordine e dalla simmetria. Pensiamo ad esempio alla sezione aurea e all’ampio uso che ne è stato fatto nella storia dell’arte proprio per la caratteristica di dare sensazioni visive piacevoli e appaganti come avviene nel Partenone di Atene, nella Gioconda di Leonardo, nella Pala di Brera di Pier della Francesca, nella Nascita di Venere di Botticelli, nell’Annunciazione di Leonardo, nel Tondo Doni di Michelangelo fino anche ad opere di arte contemporanea come nei Bagnanti di Seurat o nelle opere di Mondrian. Per approfondire consiglio questa risorsa dallo splendido blog Didatticarte di Emanuela Pulvirenti:

Ormai non possiamo più ignorare l’importante ruolo dell’arte e della bellezza  anche per le numerose ripercussioni positive sul piano del benessere.

La relazione tra comprensione dei meccanismi neurali in relazione alla fruizione estetica e al benessere, sta portato anche allo sviluppo nell’ambito dell’arteterapia di progetti pilota come “The Art Hive”  in cui medici canadesi in accordo con il Museo delle Belle Arti di Montréal possono prescrivere ai loro pazienti visite gratuite ai musei e nei luoghi di cultura mediati da esperti nell’ambito dell’arteterapia come parte integrante del percorso di cura. Una prospettiva di cura integrata che ci auguriamo si diffonda sempre di più a macchia d’olio.

Bibliografia:

“Specchi nel cervello. Come comprendiamo gli altri dall’interno” Rizzolatti e Sinigaglia (2019)

“Emozione e coscienza” Damasio (2000)

“Arte e cervello” Fiorentini e Maffei (2008)

 

Immagine al museo di Zhuoqian Yang  su Unsplash.

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