AMBLIOPIA E NEUROSCIENZE

Written by Vanessa Candela

L’ambliopia ci fa riflettere  su come geni e ambiente influenzano il cervello.

Avete mai sentito parlare del cosiddetto “occhio pigro”?  L’occhio pigro,o meglio ambliope, è quella condizione per cui non si sviluppa una corretta visione (acuità visiva) solitamente di un occhio. E’ dovuta a un’anomala maturazione delle aree visive a causa di una scorretta stimolazione del cervello in via di sviluppo, durante quei periodi in cui il cervello è maggiormente sensibile all’esperienza. L’occhio pigro si può sviluppare per esempio con lo strabismo o per via di una cataratta congenita rimossa tardivamente. Il neonato infatti non percepisce il mondo così come lo vediamo da adulti perché le sue aree visive (come la corteccia visiva primaria nel lobo occipitale) non sono ancora mature. Le sue aree visive infatti  “imparano a vedere” grazie alla stimolazione percettiva stessa.

L’ambliopia ci fa capire quanto geni e ambiente lavorino insieme nel plasmare i circuiti neuronali e il comportamento a partire da processi cognitivi come la percezione.

Tale concetto è stato chiarito solo a partire dai primi anni sessanta quando lo sviluppo del cervello ha cessato di essere considerato interamente come un processo indipendente dall’esperienza (Sale, Berardi et al.,2009). Importante nel sottolineare il ruolo dell’ambiente è stato il contributo di Hubel e Wiesel, premi Nobel per la medicina che,con i loro studi sulla deprivazione monoculare, hanno avuto il merito di dimostrare l’importanza dell’esperienza nel guidare un normale sviluppo dei circuiti cerebrali durante un preciso intervallo temporale. Questi autori osservarono che l’occlusione di un occhio (deprivazione monoculare) in fasi precoci dello sviluppo porta a una severa riduzione nel numero di cellule della corteccia visiva primaria che rispondono a quell’occhio, con un forte incremento invece del numero di neuroni attivati dall’occhio aperto. La stessa manipolazione nell’adulto risulta senza effetti. Tali studi sono ormai diventati un classico esempio di periodo critico o più precisamente sensibile, cioè quella finestra temporale in cui il cervello è maggiormente plastico, malleabile dall’ambiente per un determinato processo cognitivo.

Bibliografia:

“The period of susceptibility to the physiological effects of unilateral eye closure in kittens” Hubel & Wiesel, The Journal of Physiology, (1970)

“Enrich the environment to empower the brain” Sale, Berardi, Maffei, Trends in neurosciences, (2009)

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