Oggi abbiamo il piacere di intervistare uno Psicologo del Lavoro e formatore che si occupa di far dialogare discipline scientifiche, artistiche e umanistiche in progetti davvero interessanti per lo sviluppo culturale nel territorio delle marche. Sto parlando del Dott. Patrizio Massi.
–Buongiorno, Dott. Patrizio Massi, le andrebbe di presentarsi ai nostri lettori e farci capire meglio di che cosa si occupa?
Buongiorno, è con vero piacere. Mi trovo a indossare durante la settimana lavorativa più cappelli. Rifletto su qual è il lavoro della psicologia, da qui andiamo a vedere gli elementi di psicologi del lavoro, ma mi rimane comodo incrociare i termini, per capire dove devo osservare. Mi muovo per il territorio marchigiano, e nello specifico nella valle del Cesano, lavorando con l’Ambito Territoriale Sociale, ATS6 e come minimo mi porto dentro la bellezza dei luoghi che mi ospitano, i servizi sociali dei vari Comuni, dentro a palazzi storici o adiacenti a castelli, ho lo studio tra la rocca roveresca di Senigallia e la Rotonda a Mare (cantata da Fred Bongusto), un po’ come l’ottico dell’antologia di Spoon River di Edgar Lee Master, mi immagino a indossar diverse lenti per poter osservare il contesto che vivo, ora, cerco di esser meno poetico e più pragmatico, molti spostamenti sono dovuti per percorsi formativi in aziende, quindi le “lenti” saranno per focalizzare.
Raccogliendo informazioni e vivendo il territorio, mi impegno a osservare per conoscere e conoscere per osservare.
In un percorso professionale non ci si “inciampa”, si costruisce minuto dopo minuto, è una vera propria tessitura, fatta di interesse (per le persone), di curiosità (per i processi).
Immaginiamo di voler costruire un puzzle. E’ mio desiderio fare delle sfide, delle scommesse per poter vedere che ogni tessera del puzzle comunichi al meglio e combaci.
Osservare bene il territorio, su più livelli, socio-economico, territoriale, materialità educativa prendendosi in carico un gruppo.
Sono solito dire che possiamo avere una clinica della formazione, perché ancor prima della progettazione formativa, penso alle motivazioni e agli scopi che muovono le persone.
Da qui, potremo certo avanzare l’ipotesi che ruoli che creano, come lo scienziato o l’imprenditore li possiamo osservare in un’ottica di sociobiologia, infatti come dice, il biologo Edward O. Wilson: “Lo scienziato di maggior successo pensa come un poeta – guarda verso un orizzonte lontano che a volte si regge sulla fantasia – e lavora come un contabile. Il mondo vede solo quest’ultimo ruolo”.
–Qual è secondo lei il valore del dialogo tra scienza e arte nella società contemporanea?
Parliamo di unità della conoscenza, cioè la scienza e le discipline umanistiche condividono lo stesso fondamento. Il valore potrebbe essere, abituarsi ad ascoltare, ad accogliere il linguaggio delle altre discipline per poter arrivare alla sintesi, per arrivare al riduzionismo scientifico.
Ho cercato di far mio il pensiero di Eric Kandel: “gli scienziati usano il riduzionismo per risolvere un problema complesso, gli artisti lo sfruttano per suscitare una nuova risposta percettiva ed emotiva in chi guarda”
Il dialogo deve essere forte tra scienza e studi umanistici, nella scienza abbiamo il concetto di continuum.
–A questo proposito lei si è occupato di un bellissimo progetto dal titolo “Segnare il campo” che ha coinvolto le scuole di Senigallia. Le andrebbe di raccontarcelo?
“Segnare il campo” è stato un progetto che ho amato moltissimo. E’ fa piacere che ancora nel territorio se ne parli, almeno ne parlano i curiosi.
L’obiettivo principe era sviluppare, educare a un sentimento di cittadinanza. In primis è stato un lavoro di regia: le scuole superiori di Senigallia (Istituto Corinaldesi, geometri, Liceo Scientifico, Medi, Liceo Classico, Perticari), l’amministrazione Comunale di Senigallia e le aziende partner, Caparol, Caparol Marche Color 2, è il punto vendita di Mondolfo (PU), come sponsor principale che ha fornito i materiali per i laboratori nelle varie scuole, curati insieme alla designer Sabina Angelelli e nella prima fase del progetto hanno offerto materiali per la riqualificazione delle statue di Silvio Ceccarelli che sono l’ingresso dello stadio GoffredoBianchelli.
Ogni scuola ha avuto un percorso formativo cucito sull’indirizzo di studi: da elementi di scienza del progetto: ergonomia, antropomentria, design di impresa, per il corso di geometri, alla psicofisiologia del colore, neuroestetica per i licei, il lavoro sulle dinamiche di gruppo è stato sempre presente abbiamo lavorato insieme per una o due volte a settimana, da Dicembre a Maggio.
L’obiettivo era la concertazione, la mentalità plurale, quindi oltre la teoria, portando contenuti con una cornice teorica di riferimento, cognitiva, gli studenti hanno avuto nozioni di neuroscienze, utili, ma siamo consapevoli che per non essere al servizio della descrizione le abbiamo usate in chiave laboratoriale.
Presento il video che abbiamo utilizzato, Sabina Angelelli e io alla consegna degli attestati che descrive e riassume il percorso. Cliccate qui per vederlo.
–Iniziative come questa rischiano talvolta di rimanere isolate realtà non conosciute per questo ritengo importante che vengano raccontate. Quali sono le difficoltà che si incontrano nella costruzione di progetti come questo e consigli che darebbe a colleghi e ai lettori?
Sono progetti con una gestazione molto lunga, anche all’interno della città stessa, in pochi conoscono il lavoro svolto.
E’ un lavoro di mediazione e di gestione dell’imprevisto, può essere stressante, ma al tempo stesso l’ho vissuto come edificante.
In ogni contesto dove ho potuto parlarne, l’ho fatto: Università di Urbino, Facoltà di Economia, Dipartimento Economia, Società e Politica, Università di Urbino, Facoltà di Giurisprudenza, insegnamento di diritto commerciale, seminario: “Impresa e Cultura”, Fondazione Enzo Spaltro, Università delle Persone, Seminario: “Processi partecipativi e nuove organizzazioni”, all’interno dell’azienda Philip Morris, Bologna.
L’unico consiglio: è la pazienza e tenacia.
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