Il rapporto tra il nostro cervello e l’espressione artistica è molto affascinante.
Cosa avviene nel caso in cui vi siano danni cerebrali o disturbi neurologici? Esistono casi in cui l’esordio di una malattia ha portato non solo a perdita di abilità ma anche al manifestarsi di fenomeni artistici?
In modo sorprendente ci sono dei casi in cui la presenza di disturbi neurologici è associata addirittura a un miglioramento o all’emergere dell’espressione e della produzione artistica.
Chatterjee et al. (2006) descrivono essenzialmente quattro tipi di cambiamenti in queste persone: nella disposizione a esprimersi sul piano artistico visivo, nel vocabolario visivo, nell’accuratezza descrittiva e nel potere espressivo.
In quali casi si manifestano questi affascinanti fenomeni di espressione artistica ?
Ad esempio sono stati descritti dei casi in pazienti con demenza fronto-temporale.
Le demenze fronto-temporali sono un gruppo di disturbi neurologico-degenerativi che causano profondi cambiamenti nelle interazioni sociali. Tali persone possono diventare più disinibite, disorganizzate e presentare problemi sul versante del linguaggio, dell’attenzione e nella capacità di prendere decisioni. E’ stato notato che oltre a queste alterazioni nella personalità e nella cognizione, alcuni di queste persone sviluppano una propensione ad esprimersi artisticamente per la prima volta.
Miller et al. ( 1998) notano che l’arte di queste persone è realistica, non simbolica e che riescono anche a produrre lavori molto dettagliati e dalla qualità che viene definita ossessiva. I pazienti stessi sembrano molto preoccupati dei loro lavori.
La produzione artistica di questi pazienti sembra una conseguenza dei loro cambiamenti di personalità. Infatti i tratti ossessivo-compulsivi acquisiti e la loro attenzione ai dettagli possono trovare nell’arte un’espressione grafica.
Il famoso neurologo Oliver Sacks (1995) ha descritto un caso interessante di un pittore italiano, Franco Magnani, residente a San Francisco. Magnani ha dipinto centinaia di scene realistiche di una città italiana, Pontito, dove è cresciuto. A seguito di una malattia encefalica il suo modo di dipingere è cambiato ed è diventato compulsivo. Pontito era diventato il centro delle sue preoccupazioni, dei suoi pensieri e delle sue conversazioni che si manifestava anche attraverso un’”ipergrafia visiva”, ovvero la necessità di dipingerlo in continuazione.
Lythgoe et al. (2005) hanno invece descritto un caso di un uomo che lavorava nell’edilizia con emorragia subaracnoidea. Non aveva interessi artistici prima di tale evento morboso, ma dopo il recupero dal primo ictus è diventato un artista ossessivo. Iniziò a disegnare centinaia di sketches, essenzialmente facce. Poi iniziò a disegnare su ampie superfici, coprendo intere stanze, confinando la sua arte a pochi temi.
Infine, circa il 10% dei bambini con autismo manifestano particolari abilità e vengono definiti savants(Rimland & Fein 1988).
Una parte di questi bambini disegna e dipinge in modo strabiliante (Sacks, 1995) come nel caso di una bambina, Nadia, che a discapito della sua grave compromissione sul piano sociale, sin da piccola mostrava delle straordinarie capacità nel disegno già a tre anni . I cavalli erano uno dei suoi soggetti preferiti e che infatti disegnava centinaia di volte. I bambini autistici con queste capacità di disegno eccezionali sembrano infatti focalizzarsi su specifici soggetti e disegnarli ripetutamente. Potete trovare la storia di questa bambina e altri racconti di casi particolari in questa lettura di uno dei miei divulgatori preferiti nell’ambito nelle neuroscienze.
Un altro esempio è il caso di Stephen Wiltshire capace di disegnare a memoria l’architettura di intere città. Ecco un video dove poter vedere i capolavori dell’artista:
Si può quindi concludere che certi disturbi neurologici , che presentano tratti ossessivi-compulsivi , possono anche disporre le persone ad esprimersi con l’arte. Come abbiamo notato tipicamente queste persone disegnano immagini realistiche e si focalizzano su una finestra ristretta di temi.
Ma quali sono i meccanismi cerebrali alla base di questi fenomeni?
Nonostante le basi neurali dei disturbi ossessivo-compulsivi non siano completamente compresi, è molto probabile che coinvolgano la dopamina e i circuiti della ricompensa. Per esempio Chatterjee et al.( 2006) descrivono il caso di un malato di Parkinson che dopo essere trattato con agonisti dopaminergici ha iniziato a produrre ossessivamente arte. In modo interessante nonostante i deficit di controllo motorio, che erano evidenti mentre scriveva, poteva disegnare producendo movimenti graziosi e sinuosi.
I tratti ossessivo-compulsivi sono anche associati a disfunzioni delle cortecce orbito-frontali e temporali mediali e dei circuiti fronto-striatali (Kwon et al. 2003; Saxena et al. 1999; Ursu et al. 2003). Quello che è importante notare è che nei casi dei pazienti descritti , le cortecce posteriori occipito-temporali erano comunque intatte in quanto la loro preservazione assicura che i substrati neurali che rappresentano volti, luoghi e oggetti siano disponibili per queste “ossessioni” dei pazienti.
Fonte bibliografica: