“Play what you hear not what you know” Miles Davis
Una delle capacità umane più affascinanti è la creatività, abilità straordinaria che ci permette di trovare quante più soluzioni possibili di fronte ad un medesimo problema.
Essa è alla base dei processi artistici tra cui quello musicale.
La creatività artistica spontanea è spesso considerata una delle più misteriose e affascinanti forme creative umane, spesso descritta come qualcosa che avviene in uno stato mentale alterato che va oltre il controllo e la consapevolezza cosciente (Dietrich, 2003 e 2004).
L’improvvisazione musicale jazz ne è sicuramente un esempio eccezionale ed è per questo che ha attirato l’attenzione delle neuroscienze.
Ma cosa avviene esattamente nel cervello durante un’improvvisazione musicale?
Un bellissimo studio di di Limb & Braun (2008) si è proposto di rispondere a questa domanda esaminando con la risonanza magnetica funzionale (fMRI) il cervello di pianisti jazz. Ai musicisti è stato richiesto di improvvisare oppure di suonare delle sequenze musicali iper-apprese per poter fare poi un confronto. In modo interessante ciò che hanno trovato è che l’atto creativo di improvvisare, rispetto a suonare qualcosa di già conosciuto e appreso, è caratterizzato da un peculiare pattern di attivazione cerebrale in cui si osserva un’ estesa deattivazione della corteccia prefrontale dorsolaterale, delle regioni orbitolaterali e un’attivazione della corteccia prefrontale mediale.
Queste regioni corticali sono associate a funzioni cognitive di alto livello.
Fonte Immagine: Limb & Braun , Plos One (2008): in giallo/rosso i pattern di attivazione, in blu/verde quelli di deattivazione relativamente ai processi improvvisativi
La dissociazione dell’attività neurale tra creatività intrinsica e processi non creativi evidenziata in questo studio, ci mostra che l’improvvisazione spontanea può avvenire anche senza la consapevolezza cosciente e oltre il controllo volitivo (Limb & Braun, 2008).
Durante un’improvvisazione spontanea, l’attenuazione del coinvolgimento dei processi coscienti di auto-monitoraggio lascerebbe il posto a quelli che coinvolgono ‘”l’espressione narrativa del sé” mediati dalla corteccia prefrontale mediale (Braun et al.,2001), una regione estremamente affascinante implicata nella proiezione del sé in nuovi scenari (Bertossi et.,2017).
Questi dati ci danno informazioni importanti sull’espressione creativa del sé utili anche per applicazioni in ambito pedagogico-musicale e non solo.
Per approfondire ecco un’interessante conferenza tenuta proprio da uno degli autori di questo studio, il Dott. Charles Limb, nel dialogo con due musicisti jazz: la cantante e contrabbassista Esperanza Spalding e il pianista jazz Vijay Iyer:
Buona visione!
Bibliografia:
“Dietrich A (2004) The cognitive neuroscience of creativity. Psychon Bull Rev 11:
“Dietrich A (2003) Functional neuroanatomy of altered states of consciousnes:the transient hypofrontality hypothesis. Conscious Cogn 12: 231–21011–1026”
“Bertossi Elena; Candela Vanessa; De Luca Flavia; Ciaramelli, Elisa, Episodic future thinking following vmPFC damage: Impaired event construction, maintenance, or narration?, «NEUROPSYCHOLOGY», 2017, 31, pp. 337 – 348”
“Neural Substrates of Spontaneous Musical Performance: An fMRI Study of Jazz Improvisation. Limb & Braun , Plos One (2008)”
“Braun AR, Guillemin A, Hosey L, Varga M (2001) The neural organization of discourse: an H2 15O-PET study of narrative production in English and American sign language. Brain 124: 2028–2044.”
Immagine di copertina di Dolo Iglesias da Unsplash