SINESTESIA E CANTO:INTERVISTA AD ALEXANDRA KIRSCHNER

Written by Vanessa Candela

 

Vanessa Candela:
Oggi intervistiamo una ricercatrice sinesteta (clicca qui per scoprire di più sulla sinestesia)  e insegnante di canto molto speciale: Alexandra Kirschner. Buongiorno Alexandra, le andrebbe di presentarsi ai nostri lettori?

Alexandra Kirschner:
Sono una sinesteta e insegnante di canto in due cori di ragazzi professionisti. Insegno anche a ogni ragazzo del coro canto in modo individuale. Qualche anno fa ho iniziato a notare come i bambini e i giovani facciano esperienza delle loro percezioni sinestetiche mentre cantano. Questo è avvenuto quando ho iniziato a integrare la sinestesia nelle mie lezioni di canto.

Vanessa Candela:
Potrebbe spiegare ai nostri lettori che cos’è la sinestesia e quali tipi di sinestesia ha lei?

Alexandra Kirschner:
Una teoria è che la sinestesia sia dovuta all’unione dei nostri sensi. Quando un sinesteta sente la musica, vede i colori nello stesso momento. Così potrebbe essere che le rispettive regioni cerebrali siano connesse tra di loro. Ho tredici forme di sinestesia. Le principali sono: quella grafema-colore, dolore-colore/forme, giorni della settimana/mesi-colori, suoni-colori/forme.

Vanessa Candela:
Come ha deciso di legare nella sua ricerca pedagogica la sinestesia e il canto e cosa può raccontarci riguardo a cosa ha osservato?

Alexandra Kirschner:
Come insegnante di canto, utilizzo la mia sinestesia per far apprendere il canto. Dato che sono sinesteta, perché non potrebbe essere che anche qualche mio studente abbia tali abilità sintestetiche?
Ho osservato che tutti i bambini con cui lavoro non sono consapevoli della loro sinestesia fino a che non faccio porre loro attenzione a questo.
Molti bambini sinesteti sono molto sensibili e intelligenti e molti di essi sono pensatori visivi grazie alle loro sinestesie visive (cioè il vedere colori o forme).
Credo che questa potrebbe essere la ragione per cui alcuni di questi ragazzi fanno difficoltà a ricordare le melodie basandosi sull’udito e hanno difficoltà a tenere la loro parte. Quindi li incoraggio a usare le loro percezioni sinestetiche come un mezzo mnemonico.

Vanessa Candela:
È stata invitata a molti congressi per parlare della sinestesia e del canto. Che cosa può condividere su ciò che ha presentato in tali occasioni anche con noi?

Alexandra Kirschner:
Ai congressi ho presentato un breve film sul mio lavoro con i ragazzi sinesteti. Tramite il disegno i bambini descrivono come percepiscono la loro performance sinestetica e come la usano per aiutare la loro memoria.

Vanessa Candela:
Lei lavora sopratutto con i ragazzi sinesteti, giusto? Che cosa ha scoperto attraverso il suo approccio pedagogico?

Alexandra Kirschner:
Sì e lavoro anche con chi non ha sinestesia. Con molto lavoro e pazienza ho scoperto che in alcuni di essi ci sono delle condizioni speciali. Ecco qualche esempio.
Dopo essere divenuti consapevoli delle loro sinestesie, le note della scala cantate in modo stonato non solo venivano udite ma anche percepite in modo sinestetico. Sebbene lo stimolo acustico e l’esperienza sinestetica venisse percepita contemporaneamente, l’attenzione del cantante poteva essere diretta o sulla percezione acustica o su quella sinestetica.
Un altro esempio è che una nota sbagliata lungo una sequenza tonale può essere identificata grazie al fatto che assume un colore diverso. Inoltre una tonalità maggiore può avere un gusto  aspro e quella minore dolce.
Un’altra osservazione che ho fatto è che con un po’ di pratica, i sinesteti possono sfruttare i loro “due canali” , quello dell’ascolto e quello della visione, per valutare la loro performance: possono sentire un crescendo e vedere mentre elaborano l’informazione acustica, come cambia il colore. Se qualcuno canta una seconda parte, viene aggiunto un colore e una forma. Oppure, per esempio, il colore diventa più scuro se viene cantato stonando. Quindi uno dei lavori educativi è proprio far legare l’elaborazione sinestetica con quella acustica.
Quello che considero come molto importante è che la sinestesia può essere ovviamente usata per capire il contesto semantico di una sequenza di suoni per riprodurli.

Vanessa Candela:
Quali sono i suoi consigli a chi insegna canto ai bambini? Come possono riconoscere se stanno insegnando a un bambino con sinestesia e come lavorare in questo caso?

Alexandra Kirschner:
Si può chiedere all’allievo questa domanda:” Come sarebbe la tua voce se tu potessi vederla?”. I sinesteti di solito rispondono spontaneamente. Poi si può chiedere di disegnare la propria voce. Dai disegni si può già sapere se chi abbiamo di fronte è un sinesteta. Disegni astratti, come forme geometriche, linee, o anche numeri suggeriscono la sinestesia al contrario di disegni che riguardano paesaggi, animali e così via. In quest’ultimo caso però non si esclude che l’allievo possa avere altre forme di sinestesia. Può essere quindi importante anche chiedere al bambino se fa esperienza di altre forme di sinestesia oltre a quella suono-colore. Magari sente il profumo o il gusto di un suono o lo sente sulla sua pelle.
Come ho detto prima qualche ragazzo fa difficoltà a memorizzare le melodie e tenere la parte. Le loro percezioni sinestetiche possono essere usate come mezzo mnemonico e possono aiutarli a comprendere la struttura della melodia.

Vanessa Candela:
Che cosa può insegnarci la sinestesia? Quali nuove finestre può aprire nell’approccio pedagogico di ognuno?

Alexandra Kirschner:
Vorrei citare una donna con Asperger che ha diverse forme di sinestesia: “ Non vediamo soltanto quello che incontriamo nel mondo esterno ma anche ciò che ci appare nell’occhio della mente.”
Perché non potrebbe essere una sfida insegnare musica attraverso altri sensi?
La sinestesia mostra che gli stimoli acustici non sono solo elaborati uditivamente, ma anche visivamente, apticamente o con il gusto. Pensate ai sordi che percepiscono le informazioni acustiche in un modo diverso!
La difficoltà è scoprire queste abilità, perché i bambini nascondono le loro abilità speciali per non essere esclusi. Come educatori dobbiamo affrontare questi pregiudizi.
Un importante compito è quello di aiutare i sinesteti a diventarne consapevoli e di usare la sinestesia  per apprendere la musica. Potrebbe essere molto utile per coloro con difficoltà a memorizzare le melodie, a distinguere l’altezza dei suoni, o ad afferrare pattern ritmici. La loro sinestesia può essere usata come mezzo  per comprendere il significato di concetti astratti quali per esempio quello di scala o quello di triade. Se conosci il significato di cosa stai imparando forse riuscirai anche a divertirti di più. Anche i non sinesteti potrebbe trarre beneficio da questa idea.

Vanessa Candela:
Quali sono i libri che può indicare ai nostri lettori per saperne di più sulla sinestesia?

Alexandra Kirschner:
Ci sono due bei libri che consiglio:

1)Alexandra Dittmar, Synaesthesia. A “Golden Thread” through Life? Verlag Blaue Eule.

2)Julia Simner und Edward M. Hubbard, Oxford Handbook of Synesthesia (Oxford Library of Psychology).

Grazie di cuore ad Alexandra per la tua preziosa intervista e per il tuo racconto!

 

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