IL FASCINO DELLE OPERE DI FONTANA E I NEURONI SPECCHIO

Written by Vanessa Candela

“Le idee non si rifiutano, germinano nella società, poi pensatori e artisti le esprimono.” Lucio Fontana

Con le opere di Lucio Fontana il vuoto diventa protagonista. Usando le sue stesse parole, egli ha operato uno «sfondamento del muro dell’arte, il rapporto di continuità tra le due dimensioni dello spazio, attraverso un varco fisico creato nella materia e la dilatazione del varco fino ad arrivare allo spazio-ambiente in cui lo spettatore entra nell’opera d’arte e vive con tutta l’esperienza psicosensoriale»

I segreti del successo dell’arte di Fontana sono così affascinanti da aver catturato anche l’attenzione dei neuroscienziati curiosi di scoprire i meccanismi neurali coinvolti nella percezione delle sue opere, gettando luce anche sul sistema specchio.

Scoperti negli anni ’90 dal gruppo di Rizzolatti nella corteccia premotoria ventrale della scimmia, i neuroni specchio sono stati poi anche individuati anche nell’uomo e non solo a livello di aree implicate nel movimento ma anche in regioni cerebrali che elaborano le emozioni (Rizzolatti e Sinigaglia, 2019).

Il sistema specchio permette di creare una risonanza motoria e emotiva tra noi stessi e gli altri attivandosi sia quando facciamo una certa azione o sentiamo una certa emozione, ma anche quando la vediamo fare o la vediamo esprimere a qualcun altro. Questa attivazione avviene in modo automatico. E’ un meccanismo che ci permette di comprendere gli altri e stabilire un legame diretto tra cosa facciamo e sentiamo e cosa fanno e sentono gli altri. Questo può avvenire sia partendo da stimoli visivi ma anche  uditivi, questi ultimi in particolare coinvolgerebbero i neuroni specchio eco (Rizzolatti e Sinigaglia, 2019).

Se siete curiosi a proposito della scoperta e del funzionamento dei neuroni specchio consiglio questo contributo video del prof. Giacomo Rizzolatti:

 

Per chi invece cercasse delle letture sui neuroni specchio consiglio di dare un’occhiata alla sezione libri in cui troverete due articoli che ho dedicato proprio a questo.

Adesso torniamo all’arte. 

Che cosa rende le opere di Fontana così coinvolgenti? In altre parole possiamo chiederci che cosa accade quando guardiamo le conseguenza visive di un atto motorio, proprio come quando osserviamo i celebri quadri dell’artista? Anche in questo caso si attivano le stesse aree che attiverei per produrre io stesso quel segno grafico?

E’ quello che si sono chiesti Umiltà et el. (2002) in un loro esperimento.

Per testare questa ipotesi hanno fatto vedere a un gruppo di soggetti delle immagini di quadri astratti di Fontana, i suoi famosi tagli su tela,  in due versioni.

Una era costituita da immagini originali in cui si poteva ancora cogliere la componente dinamica delle opere dell’artista, mentre in un’altra condizione di controllo non si poteva più cogliere.  

In figura le due versioni dei quadri di Fontana presentate nella ricerca

Tratte e modificate da Umiltà et al. (2002). Per vedere le immagini originali  clicca qui. 

I risultati hanno mostrato un’attivazione corticale significativamente più forte a livello delle aree sensorimotorie di fronte alle opere originali rispetto agli stimoli di controllo e questo a prescindere dalla familiarità che avevano i soggetti con le opere dell’artista.

Questi dati interessanti confermano l’ipotesi di un’attivazione e coinvolgimento del sistema motorio di fronte a stimoli visivi che mostrano le conseguenze di un’atto motorio, in altre parole è come se quando guardassimo un quadro di Fontana simulassimo dentro di noi lo stesso gesto fatto dall’artista.

Quindi in modo affascinante, è come se l’artista avesse colto grazie alla sua arte il modo di far risuonare i suoi gesti con il sistema mente-corpo di chi avrebbe osservato le sue tele.

Bibliografia:

“Maria Alessandra Umiltà, Cristina Berchio, Mariateresa Sestito, David Freedberg, Vittorio Gallese, ‘Abstract Art and Cortical Motor Activation: An EEG Study’, Frontiers in Human Neuroscience 6(311) (2012). 

“Specchi nel cervello. Come comprendiamo gli altri dall’interno.” Rizzolatti e Sinigaglia (2019)

Immagine di copertina da Shutterstock e quella di Fontana da Wikimedia.

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