COLTIVARE LA CREATIVITÀ PER AFFRONTARE LA VITA

Written by Vanessa Candela

La capacità di provare ancora stupore è essenziale nel processo della creatività.” Donald Winnicott

Uno degli aspetti che più mi affascinano della mente umana è la creatività.

I processi creativi sono stati durante tutto il mio percorso di vita e lo sono tuttora una grande risorsa per attraversare le difficoltà che ho incontrato e sviluppare la mia resilienza.

Proprio per  questo motivo mi sono incuriosita di approfondire anche attraverso la mia formazione in psicologia, neuroscienze e anche artistica, come funziona la creatività e ho deciso di mettere questo aspetto al centro del mio lavoro allo scopo di facilitare il potenziamento di questa risorsa anche nella vita delle altre persone o divulgare l’importanza di chi educa alla creatività.

Ma che cosa accade nel cervello creativo? E perché i processi creativi sono così importanti?

Dal punto di vista delle neuroscienze, la ricerca ha indagato le affascinanti basi neurali dei processi creativi, suggerendo interazioni dinamiche tra reti neurali che, in estrema sintesi, coinvolgono l’interazione tra due circuiti neurali diversi il cosiddetto default mode network e il network del controllo cognitivo (Kieran C. R. Fox, Kalina Christoff, 2018).

II default mode network, di cui fanno parte aree come la corteccia prefrontale mediale, la corteccia cingolata anteriore e l’ippocampo, è coinvolto quando vagabondiamo con la mente con i nostri pensieri  (Menon,2011).

Il network del controllo cognitivo, di cui fanno parte aree come la corteccia parietale posteriore e la corteccia prefrontale dorsolaterale, è implicato invece in funzioni come inibire comportamenti automatici, automonitorare quello che stiamo facendo, pianificare il nostro comportamento, essere flessibili (Menon,2011).

E’ interessante  notare come in determinati disturbi, come ad esempio la depressione maggiore, si osservi un’attivazione funzionale anomala a livello di tali circuiti (Menon, 2001; Zhao et al. 2019) oppure come in persone con deficit a livello della corteccia prefrontale, a seguito di malattie di natura neurologica, sia facile riscontrare difficoltà nel pensiero divergente e a rispondere a problemi ed eventi in modo nuovo e flessibile, perseverando su medesimi errori e comportamenti.

Se ci riflettiamo in effetti i processi creativi sono funzionali all’adattamento all’ambiente e ci permettono di rispondere a situazioni nuove, inaspettate e risolvere problemi aiutandoci quindi anche a sviluppare la nostra resilienza (De Souza et al., 2014, Runco, 2004; Sternberg, 2006, Cyrulnik e Malaguti, 2005).

Come coltivare e potenziare i processi creativi?

Un aspetto che mi ha sempre incuriosito e affascinato è proprio rispondere a questa domanda. Un’interessante analisi la fa Gardner, psicologo che ha elaborato la teoria delle intelligenze multiple, nel suo libro dal titolo  “Intelligenze creative” in cui potersi immergere nelle vite di grandi creativi che spaziano da Gandhi, Picasso fino a Freud e Einstein.

Sempre a proposito di Gardner interessante è questa intervista in cui parla proprio della sua teoria delle intelligenze multiple e delle implicazioni nell’ambito dell’istruzione. L’intervista ha i sottotitoli in italiano.

Un  gruppo di persone che mi ha poi particolarmente incuriosito nel mio percorso di ricerca è chi ha la sinestesia, ovvero quel gruppo di persone che corrisponde a circa il 4% della popolazione che ha una condizione ereditaria che gli permette di esperire in modo automatico e involontario delle esperienze sensoriali o cognitive di fronte a determinati stimoli (Cytowic, 2018). E’ facile trovare alti livelli di creatività in queste persone.

Pensate che esistono circa ottanta tipi di sinestesia diversi.

Per fare un esempio concreto vi cito una forma di sinestesia di cui mi sono interessata  in questi anni ovvero un tipo di sinestesia suono-colore indotta dalle voci, in cui una determinata voce elicita la percezione di colori e forme dinamiche.

Qui di seguito potete vedere un esempio di come una sinestetica che ho intervistato, l’artista Messalina Fratnic vede la voce di Carmelo Bene. Ha catturato un frammento della sua sinestesia e lo ha dipinto.

Rappresentazione grafica della sinestesia indotta dalla voce di Carmelo Bene da parte dell’artista sinestetica Messalina Fratnic (2019) presentato al Synesthesia Festival di Mondolfo.

Per chi è incuriosito a saperne di più sulla sinestesia invito a leggere anche un altro articolo che ho scritto qui.

E’ stato dimostrato che esiste una relazione tra sinestesia e vantaggi cognitivi sul piano della memoria, della percezione e immaginazione ed è abbastanza facile trovare persone sinestetiche che svolgono mestieri artistici o creativi (Marks & Mulvenna,2013, Ward, 2013). Solo per citare i nomi di alcuni sinestetici famosi possiamo ricordare Duke Ellington, Oliver Messien o Bleuler.

Un altro caso che vale la pena citare è Daniel Tammet (2006) un sinestetico con Asperger dalla memoria straordinaria in grado di ricordare le 22.514 cifre del Pi Greco. Un altro caso famoso di sinestetico con memoria eccezionale è poi quello descritto da Lurija nel suo libro “Viaggio nella mente di un uomo che non dimenticava nulla.”

Un aspetto importante da sottolineare è che anche se non tutti siamo puramente sinestetici, il nostro cervello è per natura multisensoriale e tutti noi abbiamo un cervello intrinsecamente sinestetico.

Per chiarire meglio il concetto vi racconto un esperimento sempre sul tema della sinestesia indotta dalle voci di Moos et al. (2013) in cui sono stati presi 3 gruppi di persone: sinestetici, non sinestetici ed esperti in fonetica.

Ad ogni gruppo sono state fatte ascoltare diverse qualità vocali: ad esempio voci sussurrate, in falsetto o costrette  che i soggetti dovevano descrivere liberamente.  Non sorprende che i sinestetici abbiano utilizzato un numero significativamente più elevato di termini relativi a colori e tessiture per descrivere le voci.

Quando però è stato chiesto esplicitamente di associare alle voci dei colori è stato riscontrato che tutti associavano voci con frequenze fondamentali più alte (es. voci in falsetto) a colori più chiari e quelle più basse a colori più scuri.

Si parla infatti per la sinestesia di spettro multidimensionale.

Cosa possiamo imparare dai sinestestici in relazione alla creatività?

A questo proposito mi ha incuriosito e mi è piaciuto molto l’approccio di un libro fatto su misura per questo e dal taglio pratico tutto incentrato su come coltivare la creatività nella pratica quotidiana. Scritto da un’artista sinestetica, Philippa Stanton si intitola “Conscious Creativity.”

Philippa Stanton definisce la creatività come la “via per scoprire la propria unicità e prendere la confidenza necessaria per accettarla.” Creatività è ” trovare il vero valore di ciò che ognuno fa nella sua unicità”.

Attraverso il suo libro quindi propone domande esplorative insieme a esercizi pratici  per favorire e divertirsi giocando con i propri processi creativi nella vita di tutti giorni.

In fondo come scriveva Donald Winnicott nel suo celebre libro “Gioco e realtà”:

È nell’attività del gioco, e soltanto in quel momento che l’individuo, bambino o adulto, è in grado di essere creativo e di fare uso dell’intera personalità, ed è solo nell’essere creativo che l’individuo scopre sé stesso.”

Per chi fosse interessato inoltre ad approfondire il ruolo dei processi creativi nelle relazioni di aiuto consiglio due bellissime letture. Una incentrata sui mediatori artistici dal titolo: “Le nuove arti terapie. Percorsi nella relazione di aiuto” a cura della dott.ssa Anna Maria Acocella e il dott. Oliviero Rossi. Potete visitare anche il loro sito ricco di risorse da leggere.

Un’altra ancora è poi di Joseph Zinker dal titolo: “Processi creativi in psicoterapia della Gestalt”.

 

Bibliografia principale:

“Synesthesia in our mind”  Lawrence E. Marksa,b,c and Catherine M. Mulvenna (2013)

“Synesthesia.” Annual Review of Psychology. Jamie Ward (2013)

Kieran C. R. Fox, Kalina Christoff – The Oxford Handbook of Spontaneous Thought_ Mind-Wandering, Creativity, and Dreaming-Oxford University Press (2018).(Oxford library of psychology)

Gioco e realtà. Donald Winnicott (1971)

Intelligenze creative. Gardner (1994)

 

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